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Braccio Ricostruito (Articolo Settembre 2002)

Ha attraversato l'Italia per tornare a sperare, il senegalese di 29 anni Sarr Serigne Ndeuek. E con un intervento durato dieci ore, venerdì 4 agosto, il microchirurgo Giorgio Merlino ed équipe, dell'ospedale di via Cibrario, ha portato a termine con successo l'impresa: ha ricostruito l'avambraccio trapiantando il perone dalla gamba destra al posto della porzione di radio disintegrata dal colpo di fucile.

"L'intervento è perfettamente riuscito, dichiara il dott. Giorgio Merlino, anche i vasi sanguigni sono stati ricostruiti, mentre i nervi fortunatamente non erano lesionati e stanno contribuendo bene alla rigenerazione dei tessuti".

In Calabria avevano tentato inutilmente l'impresa, ed altri due interventi chirurgici erano stati effettuati per tentare di rimettere almeno in asse la parte ossea dell'avambraccio senza successo. (segue)Quando si è accorto che i medici non sarebbero stati in grado di ridargli il movimento alla mano, il giovane senegalese ha chiesto di essere dimesso, ha raggiunto Torino dove vive il fratello, e qui si è fatto accompagnare al pronto soccorso del Maria Vittoria.E' rimasto ricoverato al secondo piano, letto 30.

Il braccio sinistro adesso è ingessato, come anche la gamba destra utilizzata per l'autotrapianto osseo. "Nell'intervento, spiega il microchirurgo dott. Giorgio Merlino, sono stato assistito dai dottori Marco Borsetti, Andrea Margara e Dario D'angelo.

L'arteriografia, continua a spiegarci, dimostrava che i vasi sanguigni si interrompevano sotto il gomito, la lesione era di circa dodici centimetri, e in Calabria i medici avevano ripulito bene muscoli e vasi, fermandosi però a questo punto".L'unica soluzione per restituire a questo giovane senegalese l'uso della mano era di prelevare il pèrone, un osso di cui possiamo fare a meno perché il peso del corpo umano può essere tranquillamente sostenuto dalla tibia.

L'intervento è iniziato alle ore 9 e si è concluso alle 19. ? Pochi giorni prima, ci spiega Merlino, avevano preparato il giovane all'intervento. Ora piega le dita, anche se il dolore frena un po' i movimenti. Resterà ancora a lungo in ospedale, perché ci sarà tutta la parte di rieducazione dell'arto da affrontare, ma il giovane si consola con l'idea di essere fuori pericolo.

"Il problema dei traumi dell'avambraccio, sottolinea Merlino, osservando con soddisfazione le radiografie fatte prima e dopo l'intervento è legato soprattutto alla situazione dei nervi, che si possono suturare, si rigenerano rapidamente, ma non hanno mai una ripresa totale.

In questo caso, non essendo stati lesi, possiamo dire da adesso che le possibilità di recupero sono ottime. Un operazione resa possibile soprattutto dalla presenza, al Maria Vittoria, di Giorgio Merlino, che fino a quattro anni fa era nello staff del Gruppo Interdivisionale del Centro Traumatologico di via Zuretti - C.T.O.

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